Salve a tutti!
E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che mi sono recato nel mio blog. Ho trascorso questo periodo in compagnia problemi di salute e grandi rincorse per tornare in forma col corno.Risolti in parte i problemi fisici ho pensato di condividere con questo blog la mia esperienza cornistica e mi accingo a scrivere un corso completo in quattro livelli,mettendo a disposizione i miei anni di studio col mio strumento a chi ne voglia usufruire.
Ci vediamo presto.
il mio amico corno
Per chi vuole notizie, scoprire curiosità e approfondire il mondo di questo meraviglioso strumento.
lunedì 3 febbraio 2014
domenica 8 gennaio 2012
LA TECNICA DELLA VIBRAZIONE SUL BOCCHINO
Buon anno , che questo 2012 porti tanta fortuna, serenità e soldi nelle tasche di chi ne ha bisogno! Ma chi non ne ha bisogno?!
Dopo le feste, i bagordi culinari e i concerti ho pensato di tornare a scrivere un po' e ho scoperto con piacere che avevo ricevuto più di 300 visite. Grazie a tutti.
Oggi parlo della tecnica della vibrazione sul bocchino; gli americani lo chiamano buzz io invece vorrei chiamarlo prrrr, perchè vorrei fosse questo il suono che esce quando fai vibrare le labbra sul bocchino, ma spesso e volentieri soprattutto di mattina, assomiglia più a un pfuiii con tanta aria e pochissma vibrazione delle labbra.
Chi suona il nostro strumento sa benissimo che la mattina dopo il caffè, come nei normali ritmi di vita, anche il muscolo del labbro, come gli altri muscoli, si deve risvegliare dal torpore della notte; io provo come una sensazione di durezza, di insensibilità, quasi come se fosse un muscolo che non e' mio, ma di qualcun altro.
Per ovviare a questo problema prima di prendere in mano il bocchino, magari mentre monto la campana del corno, o cerco i libri da studiare, faccio vibrare le labbra liberamente senza bocchino,così, a caso, ma cercando di percepire una vibrazione forte, non come se stessi suonando nell'imboccatura, cioè con la bocca impostata, piuttosto con le labbra rilassate al massimo.
Quando sento che comincia ad andare prendo in mano il bocchino e comincio la mia quotidiana tecnica.
Io ritengo che la vibrazione all'interno del bocchino sia fondamentale per poi ottenere una buona qualità di suono nello strumento,infatti piu' la vibrazione e' ricca e piu' poi il suono si riempie di armonici all'interno dello strumento.
Il bocchino funziona un po' come l'anima del suono, mentre lo strumento è l'amplificatore di questo imput che arriva di lì.
E' fondamentale ottenere una buona vibrazione dall'imboccatura perchè il risultato sullo strumento è migliore se questa vibrazione è più forte.
Vi spiego come lo faccio io.
Inizio con esercizi facili, del tipo note tenute in dinamica piano, dal Fa centrale al Si bemolle centrale una quarta sopra, per poi scendere fino al Do basso una quarta sotto.
Come ho appena detto le suono piano o mezzo piano curando di far vibrare il più possibile le labbra e tenendole circa 10 secondi, ferme senza crescendo e con un bel diminuendo controllato alla fine.
Questo non è un esercizio così leggero di prima mattina, così dopo aver suonate queste poche note, mi fermo 5 minuti; controllo se il corno e' a posto, se i libri sono in posizione, magari organizzo il lavoro della giornata e poi torno al mio amico bocchino.
A questo punto faccio quotidianamente un esercizio che ho "rubato" da un libro di tromba di un famosissimo maestro americano che si chiama Stamp: parto da Fa centrale e suono legate fa sol la sib do sib do si bem do sib la sol fa,poi proseguo col sol, sempre mantenendo le alterazioni di fa maggiore, quindi col sib,poi col la, e infine col sib.
Arrivato al sib lo ripeto e torno indietro al punto di partenza.
E' un semplice esercizio, ma se la vibrazione è buona, l'aria non viene interrotta, poi la sensazione quando si passa allo strumento e' molto piacevole.
Se posso permettermi un consiglio vorrei suggerire di tenere il bocchino tra il pollice e l'indice e di impugnarlo dalla penna e non dalla tazza; questo perchè così il labbro non ha altri appoggi oltre al bordo mentre se sente la mano vicina cerca un appiglio per aiutarsi.
Siccome è stancante per il cornista moderno anche sostenere il bocchino...ahahahaha...sto scherzando!
A parte gli scherzi esiste un bellissimo marchingegno che si può applicare anche in maniera permanente al corno, nell'ambiente noi cornisti lo chiamiamo protesi, ormai si puo' acquistare facilmente anche in rete.
E' come un bullone saldato a un pezzo di penna di bocchino non vuota ma piena che si fissa con una fascetta alla cannetta e permette di fare il buzz con il corno in mano, creando cosi' anche la sensazione di pressione sullo strumento e magari di muovere i tasti corrispondenti alle note che si stanno suonando.
Il mio l'ho fatto fabbricare vent' anni fa da uno dei più grandi ripatori che abbiamo in Italia che opera a e vive a Bologna e risponde al nome di Piero Callegari.
Lo nomino perchè e' forse uno dei più grandi conoscitori degli strumenti d'ottone che ho avuto la fortuna di incontrare.
Tutto qua; credo che il bocchino nella tecnica prima del riscaldamento vero e proprio sul corno sia molto importante e io ogni giorno dedico questo poco tempo a questi semplici esercizi trovandone una buona utilita'.
Come ho detto in precedenza il bocchino e' fondamentale nella tecnica del corno e per me e' stato illuminante anche durante il mio studio sullo strumento.
Vi capita mai di non riuscire a superare lo studio di un passaggio difficile o di sentire che un nota suona poco o suona falsa?
Quando mi succede, immediatamente tolgo il bocchino dal corno e verifico la vibrazione del passaggio sul bocchino; di solito fa schifo; tantissima aria e pochissima vibrazione; quando poi mi sforzo di migliorarla e ci riesco, tornando al corno, non dico che le cose si risolvono, però migliorano e di tanto.
Quando poi studio un concerto dopo aver sistemato i passaggi tecnici difficili provo a suonarlo,verificando che sto suonando nella tonalità giusta, visto che non ho l'orecchio assoluto, solo col bocchino.
Inizialmente può sembrare l'ennesima fatica di Ercole, ma poi abituati a farlo con una certa continuità, passando al corno la sensazione è di grande libertà di flusso d'aria e di minor fatica fisica.
Insomma il bocchino è un buon amico per suonare meglio il corno e perchè no, meglio che telefonare o distrarsi, in macchina mi piacerebbe incrociare qualcuno che fa un po' di buzz col bocchino io lo faccio spesso e quando arrivo sul posto di lavoro il mio labbro è gia quasi pronto.
Dopo le feste, i bagordi culinari e i concerti ho pensato di tornare a scrivere un po' e ho scoperto con piacere che avevo ricevuto più di 300 visite. Grazie a tutti.
Oggi parlo della tecnica della vibrazione sul bocchino; gli americani lo chiamano buzz io invece vorrei chiamarlo prrrr, perchè vorrei fosse questo il suono che esce quando fai vibrare le labbra sul bocchino, ma spesso e volentieri soprattutto di mattina, assomiglia più a un pfuiii con tanta aria e pochissma vibrazione delle labbra.
Chi suona il nostro strumento sa benissimo che la mattina dopo il caffè, come nei normali ritmi di vita, anche il muscolo del labbro, come gli altri muscoli, si deve risvegliare dal torpore della notte; io provo come una sensazione di durezza, di insensibilità, quasi come se fosse un muscolo che non e' mio, ma di qualcun altro.
Per ovviare a questo problema prima di prendere in mano il bocchino, magari mentre monto la campana del corno, o cerco i libri da studiare, faccio vibrare le labbra liberamente senza bocchino,così, a caso, ma cercando di percepire una vibrazione forte, non come se stessi suonando nell'imboccatura, cioè con la bocca impostata, piuttosto con le labbra rilassate al massimo.
Quando sento che comincia ad andare prendo in mano il bocchino e comincio la mia quotidiana tecnica.
Io ritengo che la vibrazione all'interno del bocchino sia fondamentale per poi ottenere una buona qualità di suono nello strumento,infatti piu' la vibrazione e' ricca e piu' poi il suono si riempie di armonici all'interno dello strumento.
Il bocchino funziona un po' come l'anima del suono, mentre lo strumento è l'amplificatore di questo imput che arriva di lì.
E' fondamentale ottenere una buona vibrazione dall'imboccatura perchè il risultato sullo strumento è migliore se questa vibrazione è più forte.
Vi spiego come lo faccio io.
Inizio con esercizi facili, del tipo note tenute in dinamica piano, dal Fa centrale al Si bemolle centrale una quarta sopra, per poi scendere fino al Do basso una quarta sotto.
Come ho appena detto le suono piano o mezzo piano curando di far vibrare il più possibile le labbra e tenendole circa 10 secondi, ferme senza crescendo e con un bel diminuendo controllato alla fine.
Questo non è un esercizio così leggero di prima mattina, così dopo aver suonate queste poche note, mi fermo 5 minuti; controllo se il corno e' a posto, se i libri sono in posizione, magari organizzo il lavoro della giornata e poi torno al mio amico bocchino.
A questo punto faccio quotidianamente un esercizio che ho "rubato" da un libro di tromba di un famosissimo maestro americano che si chiama Stamp: parto da Fa centrale e suono legate fa sol la sib do sib do si bem do sib la sol fa,poi proseguo col sol, sempre mantenendo le alterazioni di fa maggiore, quindi col sib,poi col la, e infine col sib.
Arrivato al sib lo ripeto e torno indietro al punto di partenza.
E' un semplice esercizio, ma se la vibrazione è buona, l'aria non viene interrotta, poi la sensazione quando si passa allo strumento e' molto piacevole.
Se posso permettermi un consiglio vorrei suggerire di tenere il bocchino tra il pollice e l'indice e di impugnarlo dalla penna e non dalla tazza; questo perchè così il labbro non ha altri appoggi oltre al bordo mentre se sente la mano vicina cerca un appiglio per aiutarsi.
Siccome è stancante per il cornista moderno anche sostenere il bocchino...ahahahaha...sto scherzando!
A parte gli scherzi esiste un bellissimo marchingegno che si può applicare anche in maniera permanente al corno, nell'ambiente noi cornisti lo chiamiamo protesi, ormai si puo' acquistare facilmente anche in rete.
E' come un bullone saldato a un pezzo di penna di bocchino non vuota ma piena che si fissa con una fascetta alla cannetta e permette di fare il buzz con il corno in mano, creando cosi' anche la sensazione di pressione sullo strumento e magari di muovere i tasti corrispondenti alle note che si stanno suonando.
Il mio l'ho fatto fabbricare vent' anni fa da uno dei più grandi ripatori che abbiamo in Italia che opera a e vive a Bologna e risponde al nome di Piero Callegari.
Lo nomino perchè e' forse uno dei più grandi conoscitori degli strumenti d'ottone che ho avuto la fortuna di incontrare.
Tutto qua; credo che il bocchino nella tecnica prima del riscaldamento vero e proprio sul corno sia molto importante e io ogni giorno dedico questo poco tempo a questi semplici esercizi trovandone una buona utilita'.
Come ho detto in precedenza il bocchino e' fondamentale nella tecnica del corno e per me e' stato illuminante anche durante il mio studio sullo strumento.
Vi capita mai di non riuscire a superare lo studio di un passaggio difficile o di sentire che un nota suona poco o suona falsa?
Quando mi succede, immediatamente tolgo il bocchino dal corno e verifico la vibrazione del passaggio sul bocchino; di solito fa schifo; tantissima aria e pochissima vibrazione; quando poi mi sforzo di migliorarla e ci riesco, tornando al corno, non dico che le cose si risolvono, però migliorano e di tanto.
Quando poi studio un concerto dopo aver sistemato i passaggi tecnici difficili provo a suonarlo,verificando che sto suonando nella tonalità giusta, visto che non ho l'orecchio assoluto, solo col bocchino.
Inizialmente può sembrare l'ennesima fatica di Ercole, ma poi abituati a farlo con una certa continuità, passando al corno la sensazione è di grande libertà di flusso d'aria e di minor fatica fisica.
Insomma il bocchino è un buon amico per suonare meglio il corno e perchè no, meglio che telefonare o distrarsi, in macchina mi piacerebbe incrociare qualcuno che fa un po' di buzz col bocchino io lo faccio spesso e quando arrivo sul posto di lavoro il mio labbro è gia quasi pronto.
lunedì 19 dicembre 2011
il mio primo strumento
Come già accennato nel mio post precedente il mio primo strumento e' stato un kalison doppio modello Allegri.
Vado un po' a descriverlo nei dettagli e nelle specifiche tecniche, così se qualcuno ne possiede uno potrà conoscerlo meglio, visto che me lo sono portato con me per 12 anni , prima di lasciarlo andare per una nuova strada.
Il modello Allegri doppio corno era uno strumento interamente fabbricato in Italia da una meravigliosa ditta Milanese di proprietà del signor Angelo Benicchio, che purtroppo ha chiuso i battenti qualche anno fa, aveva un disegno molto semplice e funzionale, con una sola pompa di regolazione per l'intonazione generale del corno in Fa e una per il corno in Si bemolle.
Non possedeva una pompa generale per tutto il corno, quindi bisognava separatamente intonare i due corni e in seguito posizionare le pompe corrispondenti ai cilindri.
La mia macchina era a cordini, ma poteva essere richiesta anche meccanica con un sistema di leve fisse; era molto fluida, veloce e silenzionsa e non necessitava di grande lubrificazione.
Personalmente credo che nessuna macchina , di qualsiasi corno, debba essere lubrificata troppo, in quanto il grasso delle pompe a contatto con il valve oil si scioglie, scende a impastare il cilindro interno e lo rallenta.
Io quando la macchina tende a diventare lenta , preferisco fare un lavaggio completo dello strumento non prima di aver spruzzato, dalle pompe, del semplice sgrassatore da casa all'interno di ciascun cilindro.
E' un trucco che mi ha insegnato un vecchio aggiustatore, morto tanti anni fa ,che si chiamava Remo Lucchi il quale riteneva, a mio parere vedendo giusto, che la saliva era il miglior lubrificante e lo sgrassatore il miglior pulitore di un cilindro del corno, oltre allo smontaggio se davvero ci sono problemi grandi di scorrevolezza.
Ma torniamo al mio primo corno.
La caratteristica che saltava subito all'orecchio, di chi si accingeva a suonarlo, era l'intonazione facile anche con poche correzioni della mano, ma una certa costrizione di uso delle posizioni per ottenerla.
Lo strumento infatti non permetteva di suonare la quarta posizione con la combinazione primo secondo tasto, ma era quasi vincolante al terzo, mentre col corno in Si bemolle il do centrale doveva essere suonato col corno in Fa perchè risultava altrimenti calantissimo d'intonazione,idem per il si naturale col primo e secondo in Si bemolle che doveva assolutamente suonato col secondo del corno in Fa altrimenti crescentissimo.
Come tutti i cornisti sanno, all'emissione di certe note ci si abitua con un buon flusso d'aria e correzione di labbro o con la mano, ma cito questi esempi perche' in questo corno erano davvero difficili da aggiustare se non con un cambio di posizione.
Il mio Allegri era a campana svitabile con un sistema che non ho mai riincontrato in nessun altra marca di corno, funzionale, ma anche molto pericoloso soprattutto per un suonatore inesperto.
La campana infatti era svitabile, non con una vite, come tutti gli altri corni, ma con un sistema ad innesto, detto a baionetta, che si stringeva con un solo movimento e una vite cortissima ,che aveva la triste caratteristica, se tiravi forte, di spannarsi o di andare oltre la sua corsa, provocando l'uscita della campana dal suo sito con cadute frequenti.
Il suonatore inesperto,come ero io, cadeva spesso in questo errore provocando degli incidenti non sempre piacevoli.
Il suono dello strumento era un po' piccolo e non molto scuro e una caratteristica negativa era che il suono del corno in Si bemolle era piu' robusto e vivo di quello del corno in Fa che sembrava essere pieno solo per le note Do e Si naturale centrale e basso,che poi erano quelle che dovevi usare obbligatoriamente con quelle posizioni, perchè,come accennato in precedenza, insuonabili col primo cilindro o col primo e secondo in Si bemolle.
Insomma non era uno strumento eccezionale, ma era piacevole,divertente, con un non so che di antico; ho frequentato con molto piacere la ditta kalison a Milano in quanto suonavo all'orchestra dei Pomeriggi musicali e ho sempre avuto una personale passione per tutto quello che riguarda la costruzione e la parte tecnica del corno. Mi recavo spesso in fabbrica e ho avuto modo di conoscere personalmente la cortesia e la competenza del signor Angelo Benicchio e della figlia Gianna e la bravura del suo staff tecnico.
Quando ha chiuso sono rimasto molto male perche' era l'ultimo baluardo dell'artigianato italiano del corno con un personale,che ho conosciuto nella sua quotidianità,di altissimo livello.
C'e' sempre stato verso questo marchio un atteggiamento molto restio da parte dei cornisti professionisti perche' l'Italia cornistica in genere e' molto esterofila e corre molto dietro alle mode, ma personalmente credo che i kalison soprattutto dell'ultima generazione fossero curati e competitivi e rinnovo la mia stima per questo marchio.
Ci sarebbe moltissimo da approfondire sui corni kalison e prometto che analizzero' tutti i modelli in un altro post piu' specifico.
Per ora ho descritto il mio primo strumento, il primo corno che mi ha dato sensazioni e soddisfazioni piacevoli e importanti, che e' stato apprezzato anche dal maestro H.Baumann quando ho avuto, nel 1989 ,occasione di farglielo provare.
Lui ,come e meglio di me, ne ha colto tutte i pregi e i difetti che ho in precedenza descritto e questo mi ha riempitodi una grande gioia.
Vado un po' a descriverlo nei dettagli e nelle specifiche tecniche, così se qualcuno ne possiede uno potrà conoscerlo meglio, visto che me lo sono portato con me per 12 anni , prima di lasciarlo andare per una nuova strada.
Il modello Allegri doppio corno era uno strumento interamente fabbricato in Italia da una meravigliosa ditta Milanese di proprietà del signor Angelo Benicchio, che purtroppo ha chiuso i battenti qualche anno fa, aveva un disegno molto semplice e funzionale, con una sola pompa di regolazione per l'intonazione generale del corno in Fa e una per il corno in Si bemolle.
Non possedeva una pompa generale per tutto il corno, quindi bisognava separatamente intonare i due corni e in seguito posizionare le pompe corrispondenti ai cilindri.
La mia macchina era a cordini, ma poteva essere richiesta anche meccanica con un sistema di leve fisse; era molto fluida, veloce e silenzionsa e non necessitava di grande lubrificazione.
Personalmente credo che nessuna macchina , di qualsiasi corno, debba essere lubrificata troppo, in quanto il grasso delle pompe a contatto con il valve oil si scioglie, scende a impastare il cilindro interno e lo rallenta.
Io quando la macchina tende a diventare lenta , preferisco fare un lavaggio completo dello strumento non prima di aver spruzzato, dalle pompe, del semplice sgrassatore da casa all'interno di ciascun cilindro.
E' un trucco che mi ha insegnato un vecchio aggiustatore, morto tanti anni fa ,che si chiamava Remo Lucchi il quale riteneva, a mio parere vedendo giusto, che la saliva era il miglior lubrificante e lo sgrassatore il miglior pulitore di un cilindro del corno, oltre allo smontaggio se davvero ci sono problemi grandi di scorrevolezza.
Ma torniamo al mio primo corno.
La caratteristica che saltava subito all'orecchio, di chi si accingeva a suonarlo, era l'intonazione facile anche con poche correzioni della mano, ma una certa costrizione di uso delle posizioni per ottenerla.
Lo strumento infatti non permetteva di suonare la quarta posizione con la combinazione primo secondo tasto, ma era quasi vincolante al terzo, mentre col corno in Si bemolle il do centrale doveva essere suonato col corno in Fa perchè risultava altrimenti calantissimo d'intonazione,idem per il si naturale col primo e secondo in Si bemolle che doveva assolutamente suonato col secondo del corno in Fa altrimenti crescentissimo.
Come tutti i cornisti sanno, all'emissione di certe note ci si abitua con un buon flusso d'aria e correzione di labbro o con la mano, ma cito questi esempi perche' in questo corno erano davvero difficili da aggiustare se non con un cambio di posizione.
Il mio Allegri era a campana svitabile con un sistema che non ho mai riincontrato in nessun altra marca di corno, funzionale, ma anche molto pericoloso soprattutto per un suonatore inesperto.
La campana infatti era svitabile, non con una vite, come tutti gli altri corni, ma con un sistema ad innesto, detto a baionetta, che si stringeva con un solo movimento e una vite cortissima ,che aveva la triste caratteristica, se tiravi forte, di spannarsi o di andare oltre la sua corsa, provocando l'uscita della campana dal suo sito con cadute frequenti.
Il suonatore inesperto,come ero io, cadeva spesso in questo errore provocando degli incidenti non sempre piacevoli.
Il suono dello strumento era un po' piccolo e non molto scuro e una caratteristica negativa era che il suono del corno in Si bemolle era piu' robusto e vivo di quello del corno in Fa che sembrava essere pieno solo per le note Do e Si naturale centrale e basso,che poi erano quelle che dovevi usare obbligatoriamente con quelle posizioni, perchè,come accennato in precedenza, insuonabili col primo cilindro o col primo e secondo in Si bemolle.
Insomma non era uno strumento eccezionale, ma era piacevole,divertente, con un non so che di antico; ho frequentato con molto piacere la ditta kalison a Milano in quanto suonavo all'orchestra dei Pomeriggi musicali e ho sempre avuto una personale passione per tutto quello che riguarda la costruzione e la parte tecnica del corno. Mi recavo spesso in fabbrica e ho avuto modo di conoscere personalmente la cortesia e la competenza del signor Angelo Benicchio e della figlia Gianna e la bravura del suo staff tecnico.
Quando ha chiuso sono rimasto molto male perche' era l'ultimo baluardo dell'artigianato italiano del corno con un personale,che ho conosciuto nella sua quotidianità,di altissimo livello.
C'e' sempre stato verso questo marchio un atteggiamento molto restio da parte dei cornisti professionisti perche' l'Italia cornistica in genere e' molto esterofila e corre molto dietro alle mode, ma personalmente credo che i kalison soprattutto dell'ultima generazione fossero curati e competitivi e rinnovo la mia stima per questo marchio.
Ci sarebbe moltissimo da approfondire sui corni kalison e prometto che analizzero' tutti i modelli in un altro post piu' specifico.
Per ora ho descritto il mio primo strumento, il primo corno che mi ha dato sensazioni e soddisfazioni piacevoli e importanti, che e' stato apprezzato anche dal maestro H.Baumann quando ho avuto, nel 1989 ,occasione di farglielo provare.
Lui ,come e meglio di me, ne ha colto tutte i pregi e i difetti che ho in precedenza descritto e questo mi ha riempitodi una grande gioia.
venerdì 16 dicembre 2011
Un po' della mia storia e i primi problemi tecnici che ho dovuto affrontare
Ero un bambino di 11 anni quando mi misero in mano questo affare luccicante, si chiamava corno.
Piansi come un matto nella solitudine della mia stanza, perchè io già suonavo la chitarra da autodidatta , amavo il pianoforte e avrei voluto studiare questi strumenti. Il corno non era proprio nei miei progetti e nei miei sogni di adolescente, perchè studiarlo avrebbe tra l'altro significato lasciare gli amici delle elementari del mio piccolo paese (San Carlo), per recarmi a frequentare la scuola media annessa al Conservatorio di musica Statale G.B Martini di Bologna sezione staccata di Cesena.
Già il nome mi spaventava a morte.Pensate a un bambino di paese che andava a letto dopo carosello nel 1976 e non ad uno moderno e smaliziato del 2011 che conosce il mondo attraverso computer o tv.
Mio padre ordino' il mio primo strumento,consigliato dal mio primo insegnante, a Milano: un nuovo fiammante Kalison modello Allegri con campana svitabile che si agganciava con una vite a baionetta.
Subito cominciarono i problemi.
Giunse a casa mia e come aprii la custoria il fusto era schiacciato, completamente ammaccato.
Dovetti rispedirlo alla ditta che me lo rimandò aggiustato, ma con la laccatura un po' rovinata, Non me la presi più di tanto perche' sarebbe stato un segno di riconoscimento e il ricordo che dovevo tenerlo bene affinche' non se ne andasse la laccatura anche da altre parti dello strumento; comunque in seguito gli strumenti che ho acquistato li ho pretesi volutamente slaccati perche' nel caso di incidenti le aggiustature non si sarebbero potute scorgere.
Iniziai a studiare a Cesena dove nel 1984 oltre alla maturita' classica, il diploma di armonia complementare ,quello di storia della musica e la patente di guida mi guadagnai l'ambito foglio di carta che mi dava il diritto di chiamarmi professore di corno.
Sai che gusto....
A parte gli scherzi quell'anno per me fu devastante e dopo quell'estate infernale me la diedi alla pazza gioia facendo dormire,non prima di averlo invitato a studiare da solo,il mio corno dentro la custodia per molti mesi.
Pensavo che a 19 anni dovevo recuperarare tutti i divertimenti persi durante gli anni di studio al consevatorio e al liceo classico.
Partendo da questo presupposto lo abbandonai davvero e mi iscrissi a giurisprudenza anche se poi alla fine del 1985 non avevo dato esami e mio padre mi invito' a prendere un ulteriore momento di riflessione e a partire militare.
Mi arruolai nei paracadutisti della folgore e lì ricomparve il corno perchè entrai subito nella banda.
Quando andai per suonarlo non usciva una nota, la macchina era immobile,praticamente inchiodata, ma dovevo suonare quindi armato di attrezzi sotto la guida vigile di un amico smontai da solo i cilindri , li pulii e lo resi ancora efficente.
Fu la mia prima volta.Credo sia un bell'argomento e qundi provo a spiegarne la procedura.
Per pulire i cilindri servono 4 attrezzi: un piccolo martello, un cacciavite,un pezzo di metallo come un cacciavite ma senza punta,e un pezzo di legno a cui bisogna fare una piccola cavità che poi vi spieghero' a cosa serve.
Per prima cosa bisogna, col cacciavite svitare la vite grande che si trova dietro ai cilindri (una per volta charamente), poi svitare le piccole viti che tengono fermo il cordino, o la leva se la macchina e' meccanica,per liberare il braccetto che fa muovere il cilindro.
Successivamente bisogna estrarre il meccanismo che ha i due pernini che si fermano sui gommini (azz e' piu' facile farlo che spiegarlo),
Il passo successivo e' quello di svitare con le mani il piattello corrispondente al cilindro che si vuole pulire che si trova nella parte opposta di dove stiamo operando.
Ed ecco che arriva la parte piu' paurosa aahhahaha.
Tolto il piattello con il martello e il pezzo metallico si procede a togliere il cilindro dal suo sito.
Con un colpetto da dietro mettendo la mano davanti,perchè non cada in terra, si fa uscire il cilindro.
A questo punto ci appare un mondo nuovo.Abbiamo il cilindro in mano e la camera dove il cilindro ruota e' vuota.
Io la prima volta operai solo con uno straccetto per la pulizia, facendolo ruotare con un cacciavite per non rigare niente all'interno della camera,adesso vi consiglio di usare una bacchetta di legno,avvolgerla nello straccio e ruotare energicamente all'interno della camera del cilindro facendo aderire lo straccio bene alle pareti della stessa.
Il cilindro invece va lavato bene con acqua;di solito si presenta di colore verde se non e' mai stato pulito.
Io uso il detersivo per i piatti poi lo sciacquo bene.
Seconda operazione difficile, ma più a dirsi che a farsi: il cilindro e' composto da un piattello girevole che si trova sopra e ve ne accorgerete mentre lo pulite ( attenti a non farlo cadere in terra se si ammacca e' finita).Riposizionate piattello e cilindro nella loro sede non prima di aver messo una goccia di valve oil sia attorno al cilindro prima di inserirlo che tra piattello e cilindro facendo attenzione a che coincidano i taglietti che troverete sia sul piattello sia sul corno che indicano l'esatta posizione del piattello.
A questo punto prendete uno straccio e col martello e il pezzo di legno con la cavita' che entra nel cerchietto di cui vi avevo parlato all'inizio battete sul cilindro fino a quando sara' tornato nella sua sede. Potete verificare cio' girando dalla parte sotto.Quando il cilindro ruotera' libero vorra' dire che e' al suo posto.non abbiate paura di battere fate solo attenzione che il pezzo di legno sia ben posizionato e che non si ammacchi il cerchietto.
Operazione conclusa non resta che rimettere la vite grande senza stringere troppo,e rimontare il meccanismo meccanico o a corda che sia e ricomincire a suonare.
A lavoro concluso risulta sempre un'operazione molto gratificante.
Ok per oggi ho scritto abbastanza spero di esservi stato utile e di avervi tenuto compagnia con le mie storie di umile cornista.
Continuero' la mia narrazione piu' avanti; un saluto e un abbraccio a tutti i miei lettori.
Piansi come un matto nella solitudine della mia stanza, perchè io già suonavo la chitarra da autodidatta , amavo il pianoforte e avrei voluto studiare questi strumenti. Il corno non era proprio nei miei progetti e nei miei sogni di adolescente, perchè studiarlo avrebbe tra l'altro significato lasciare gli amici delle elementari del mio piccolo paese (San Carlo), per recarmi a frequentare la scuola media annessa al Conservatorio di musica Statale G.B Martini di Bologna sezione staccata di Cesena.
Già il nome mi spaventava a morte.Pensate a un bambino di paese che andava a letto dopo carosello nel 1976 e non ad uno moderno e smaliziato del 2011 che conosce il mondo attraverso computer o tv.
Mio padre ordino' il mio primo strumento,consigliato dal mio primo insegnante, a Milano: un nuovo fiammante Kalison modello Allegri con campana svitabile che si agganciava con una vite a baionetta.
Subito cominciarono i problemi.
Giunse a casa mia e come aprii la custoria il fusto era schiacciato, completamente ammaccato.
Dovetti rispedirlo alla ditta che me lo rimandò aggiustato, ma con la laccatura un po' rovinata, Non me la presi più di tanto perche' sarebbe stato un segno di riconoscimento e il ricordo che dovevo tenerlo bene affinche' non se ne andasse la laccatura anche da altre parti dello strumento; comunque in seguito gli strumenti che ho acquistato li ho pretesi volutamente slaccati perche' nel caso di incidenti le aggiustature non si sarebbero potute scorgere.
Iniziai a studiare a Cesena dove nel 1984 oltre alla maturita' classica, il diploma di armonia complementare ,quello di storia della musica e la patente di guida mi guadagnai l'ambito foglio di carta che mi dava il diritto di chiamarmi professore di corno.
Sai che gusto....
A parte gli scherzi quell'anno per me fu devastante e dopo quell'estate infernale me la diedi alla pazza gioia facendo dormire,non prima di averlo invitato a studiare da solo,il mio corno dentro la custodia per molti mesi.
Pensavo che a 19 anni dovevo recuperarare tutti i divertimenti persi durante gli anni di studio al consevatorio e al liceo classico.
Partendo da questo presupposto lo abbandonai davvero e mi iscrissi a giurisprudenza anche se poi alla fine del 1985 non avevo dato esami e mio padre mi invito' a prendere un ulteriore momento di riflessione e a partire militare.
Mi arruolai nei paracadutisti della folgore e lì ricomparve il corno perchè entrai subito nella banda.
Quando andai per suonarlo non usciva una nota, la macchina era immobile,praticamente inchiodata, ma dovevo suonare quindi armato di attrezzi sotto la guida vigile di un amico smontai da solo i cilindri , li pulii e lo resi ancora efficente.
Fu la mia prima volta.Credo sia un bell'argomento e qundi provo a spiegarne la procedura.
Per pulire i cilindri servono 4 attrezzi: un piccolo martello, un cacciavite,un pezzo di metallo come un cacciavite ma senza punta,e un pezzo di legno a cui bisogna fare una piccola cavità che poi vi spieghero' a cosa serve.
Per prima cosa bisogna, col cacciavite svitare la vite grande che si trova dietro ai cilindri (una per volta charamente), poi svitare le piccole viti che tengono fermo il cordino, o la leva se la macchina e' meccanica,per liberare il braccetto che fa muovere il cilindro.
Successivamente bisogna estrarre il meccanismo che ha i due pernini che si fermano sui gommini (azz e' piu' facile farlo che spiegarlo),
Il passo successivo e' quello di svitare con le mani il piattello corrispondente al cilindro che si vuole pulire che si trova nella parte opposta di dove stiamo operando.
Ed ecco che arriva la parte piu' paurosa aahhahaha.
Tolto il piattello con il martello e il pezzo metallico si procede a togliere il cilindro dal suo sito.
Con un colpetto da dietro mettendo la mano davanti,perchè non cada in terra, si fa uscire il cilindro.
A questo punto ci appare un mondo nuovo.Abbiamo il cilindro in mano e la camera dove il cilindro ruota e' vuota.
Io la prima volta operai solo con uno straccetto per la pulizia, facendolo ruotare con un cacciavite per non rigare niente all'interno della camera,adesso vi consiglio di usare una bacchetta di legno,avvolgerla nello straccio e ruotare energicamente all'interno della camera del cilindro facendo aderire lo straccio bene alle pareti della stessa.
Il cilindro invece va lavato bene con acqua;di solito si presenta di colore verde se non e' mai stato pulito.
Io uso il detersivo per i piatti poi lo sciacquo bene.
Seconda operazione difficile, ma più a dirsi che a farsi: il cilindro e' composto da un piattello girevole che si trova sopra e ve ne accorgerete mentre lo pulite ( attenti a non farlo cadere in terra se si ammacca e' finita).Riposizionate piattello e cilindro nella loro sede non prima di aver messo una goccia di valve oil sia attorno al cilindro prima di inserirlo che tra piattello e cilindro facendo attenzione a che coincidano i taglietti che troverete sia sul piattello sia sul corno che indicano l'esatta posizione del piattello.
A questo punto prendete uno straccio e col martello e il pezzo di legno con la cavita' che entra nel cerchietto di cui vi avevo parlato all'inizio battete sul cilindro fino a quando sara' tornato nella sua sede. Potete verificare cio' girando dalla parte sotto.Quando il cilindro ruotera' libero vorra' dire che e' al suo posto.non abbiate paura di battere fate solo attenzione che il pezzo di legno sia ben posizionato e che non si ammacchi il cerchietto.
Operazione conclusa non resta che rimettere la vite grande senza stringere troppo,e rimontare il meccanismo meccanico o a corda che sia e ricomincire a suonare.
A lavoro concluso risulta sempre un'operazione molto gratificante.
Ok per oggi ho scritto abbastanza spero di esservi stato utile e di avervi tenuto compagnia con le mie storie di umile cornista.
Continuero' la mia narrazione piu' avanti; un saluto e un abbraccio a tutti i miei lettori.
giovedì 15 dicembre 2011
un nuovo clip audio
Ho aggiunto un nuovo clip audio che potete trovare sul mio profilo e ascoltare magari mentre leggete o commentate i miei post.
E' una pietra miliare del cornismo: Dennis Brain che suona il secondo concerto di R.Strauss per corno e orchestra.
Spero lo gradirete come l'ho apprezzato io e magari prendero' l'abitudine di porporvi altri brani trovati qua e la, ma sempre con protagonista il corno.
Grazie a tutti ...e spero che questo blog abbia successo soprattutto, ma non solo, tra quelli che amano e vogliono approfondire la conoscenza del corno
E' una pietra miliare del cornismo: Dennis Brain che suona il secondo concerto di R.Strauss per corno e orchestra.
Spero lo gradirete come l'ho apprezzato io e magari prendero' l'abitudine di porporvi altri brani trovati qua e la, ma sempre con protagonista il corno.
Grazie a tutti ...e spero che questo blog abbia successo soprattutto, ma non solo, tra quelli che amano e vogliono approfondire la conoscenza del corno
un saluto a tutti gli amici del corno
Eccomi qua. Mi chiamo Giovanni Cacciaguerra ho 46 anni, faccio il musicista ,suono il corno e mi e' venuta voglia di parlare attraverso questo blog dell'argomento corno e di tutti i risvolti e le sfaccettature che riguardano la mia professione, facendo particolare attenzione a quelli che sono stati e sono ancora tutti i problemi che la caratterizzano.
Mi occupero' del corno, dei materiali didattici, della quotidianita' del mio lavoro, degli accessori, della tecnica e di tutto quello che ha attinenza con questo meraviglioso strumento che mi ha accompagnato e mi accompagna ancora lungo il cammino della mia vita.
Mi occupero' del corno, dei materiali didattici, della quotidianita' del mio lavoro, degli accessori, della tecnica e di tutto quello che ha attinenza con questo meraviglioso strumento che mi ha accompagnato e mi accompagna ancora lungo il cammino della mia vita.
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